Gli inibitori di seconda generazione si sono rivelati più efficaci rispetto a imatinib nel raggiungimento di risposte molecolari profonde (se utilizzati in prima linea), o in grado di recuperare oltre il 50% di pazienti da un fallimento con imatinib. Tuttavia, in alcuni casi si assiste al fallimento anche delle terapie con inibitori di seconda generazione, dovuto a intolleranza o resistenza, con una prognosi potenzialmente molto sfavorevole. In questo contesto, è necessario adottare una strategia di attenta valutazione delle comorbidità, dei fattori di rischio cardiovascolare, del profilo mutazionale, al fine di selezionare la migliore opzione terapeutica.
Questa presentazione contiene i dati relativi ai diversi trial clinici condotti per migliorare la gestione dei fallimenti da TKI di seconda generazione, dando spazio anche ai dati relativi all’impiego di inibitori di nuova generazione e al trapianto di midollo allogenico.