Nell’ambito del carcinoma ovarico lo studio ARIEL2 è invece il primo studio a dimostrare come una signature molecolare possa essere in grado di identificare le pazienti senza mutazione BRCA che possono rispondere a un PARP inibitore. Tra le nuove strategie terapeutiche esplorate nessun vantaggio deriva dall’aggiunta di pertuzumab alla chemioterapia standard nelle neoplasie platino-resistenti (studio AGO OVAR2.20/PENELOPE) mentre l’antiangiogenico trebananib necessita di ulteriori conferme (studio TRINOVA 1).
Gli immunoterapici sembrano invece destinati a rivestire un ruolo nel trattamento del carcinoma ovarico, alla luce dei dati di attività e sicurezza derivanti da studi di fase Ib con due anticorpi, diretti rispettivamente contro PD1 e PD-L1.
Nessun vantaggio infine sembra derivare dall’aggiunta di cetuximab a carboplatino/paclitaxel per il carcinoma della cervice avanzato/ricorrente (studio MITO CERV2).